La piaga degli incidenti sul lavoro continua!
Ormai si leggono, con preoccupante frequenza, notizie di incidenti sul lavoro nel ns Paese; e il ns territorio non è affatto escluso da questo trend, assolutamente negativo e inaccettabile.
L’ultimo risale ai giorni scorsi, relativamente a 3 operai caduti da un ponteggio edile in Rivoli, tutti ricoverati in codice rosso di cui uno grave!
Una vera piaga, come dimostra anche la statistica Inail che per i primi 5 mesi dell’anno, rispetto al pari periodo precedente del 2021, dà un fenomeno in crescita del 47,7%.
Certamente non tutti gravi, ma comunque un numero che rappresenta una vera piaga del mondo del lavoro la cui entità fa capire che il problema è del tutto fuori controllo.
Questo non è stato finora un tema di specifica competenza del CDT, ma in realtà di fronte a questa vera piaga dobbiamo sentirci tutti coinvolti senza esclusioni: imprenditori, datori di lavoro, lavoratori, istituzioni, …… ed è per questa ragione che abbiamo ritenuto opportuno inserire e segnalare l’argomento tra le nostre news, perché c’è davvero necessità di creare una nuova cultura della sicurezza, intervenendo a tutti i livelli della nostra società.
La cultura del profitto si deve subordinare, nelle nostre coscienze, alla cultura della sicurezza e del rispetto ambientale, quindi “sicurezza” nel senso più largo del termine; spesso non c’è di mezzo neanche il profitto ma solo leggerezza e abitudini sbagliate che vanno corrette e monitorate.
Si riporta di seguito un articolo della giornalista del Corriere del 6 ottobre, Giusi Fasano, che entra in questa materia senza mezzi termini ma, al tempo stesso, con grande sensibilità.
“Spesso sono numeri. Statistiche annuali che tracciano l’andamento di un grafico. Ma dietro quei numeri ci sono persone, vite spezzate, famiglie interrotte. E c’è un prima, cioè l’esistenza di ciascuno di loro – i suoi sogni, le sue ambizioni, i suoi amori, i suoi difetti – che resta quasi sempre sotto traccia. Chi era Giuseppe Demasi morto alla ThyssenKrupp nel 2007? Chi era Filippo Falotico morto nel crollo della gru dell’anno scorso?
Nomi che abbiamo dimenticato in fretta. Vite di cui non sappiamo nulla. Numeri, appunto. Cifre di un dramma diventato tristemente «accettabile», «fisiologico»; una notizia che non fa più notizia. Filippo, per esempio, era una delle 1221 persone che nel 2021 un giorno sono usciti di casa per andare a lavorare e non sono più tornati. Tre morti al giorno, per essere precisi 3,345…
Quante corpi sotto un lenzuolo bianco dobbiamo ancora vedere ai piedi di ponteggi, di gru, di macchine aziendali, di silos…prima di «coltivare» la cultura della sicurezza sul lavoro? Che altro ci serve per pretendere – tutti e sempre – la massima attenzione e gli strumenti di tutela possibili per scongiurare gli incidenti sul lavoro?
Che poi: stiamo parlando dei morti. Ma c’è una scala infinita di gravità e tragedia dietro il termine «infortunio sul lavoro». Che può essere un taglietto da niente, certo. Ma anche una invalidità gravissima e permanente. E, tanto per dare la dimensione esatta alle parole: in Italia contiamo un infortunio sul lavoro ogni minuto. Ogni minuto! E se il numero vi sembra troppo alto sappiate che ci sono stati annus horribilis nei quali abbiamo contato un ferito ogni 50 secondi.
Domenica 9 ottobre si celebra la giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Sarebbe magnifico se quel giorno – almeno quel giorno – la parola «sicurezza» inondasse le nostre vite, i nostri pensieri, le nostre riflessioni. Sarebbe bellissimo vederla fra le parole più cliccate dei social, più cercate dai motori di ricerca…
La cultura della sicurezza non arriva dal nulla. È un germoglio che ha bisogno di molte cure. Vuole imprenditori illuminati che investano sulla tendenza al rischio zero e non sul «tanto non è mai successo nulla». Vuole ispettori del lavoro che arrivino ovunque, finalmente. Vuole lavoratori che la pretendano, non che la mettano da parte perché «l’imbragatura è scomoda», «il caschetto mi da’ fastidio»…Vuole la responsabilità di tutti, sempre.
Fino ad oggi, nel 2022, i morti sul lavoro in Piemonte sono 60. Innumerevoli i feriti. Provare ad azzerare questi dati dovrebbe essere un dovere della politica, delle istituzioni e di tutte le altre parti in causa, in nome e in memoria di chi non c’è più e di chi porta sulla sua pelle l’offesa di una ferita da lavoro. A cominciare dagli ultimi della lista: i tre operai coinvolti nel crollo del ponteggio di ieri.”
Giusi Fasano
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