TECNOCRAZIA

TECNOCRAZIA

L’avvento di nuove potentissime tecnologie che si stanno delineando (soprattutto i.a. generativa) ci porteranno verso una politica tecnocratica?

William Gibson, padre della fantascienza cyberpunk, nel suo capolavoro del 1984 intitolato “Trilogia dello Sprawl” fu il primo ad immaginare e descrivere un futuro dominato dalla tecnologia (e dalle multinazionali – rif. articolo precedente di questo ciclo). Il concetto di tecnocrazia si riferisce ad un sistema di governo in cui il potere è esercitato da una classe di esperti tecnici, scienziati e ingegneri, che utilizzano la loro conoscenza e competenza per prendere decisioni e gestire l’economia e la società.

In una tecnocrazia, la leadership politica è basata sulla conoscenza tecnica e scientifica, piuttosto che sulla rappresentanza politica o sulla partecipazione democratica. Questa idea deriva dalla convinzione che la gestione razionale e tecnica degli affari pubblici possa portare a una maggiore efficienza, produttività e benessere sociale. I tecnocrati sostengono che la loro conoscenza specializzata possa portare a soluzioni migliori e più razionali dei problemi sociali ed economici rispetto alla decisione politica basata su opinioni elettorali o interessi di parte.

Tuttavia, i critici della tecnocrazia sostengono che un sistema di governo basato esclusivamente sulla competenza tecnica potrebbe essere elitario, non rappresentativo e non democratico, poiché i tecnocrati non sono necessariamente eletti o responsabili nei confronti dei cittadini. Inoltre, i tecnocrati potrebbero non prendere in considerazione le esigenze sociali e politiche di tutte le parti interessate, inclusi i cittadini comuni e i gruppi sociali svantaggiati.

Se la tecnocrazia viene bilanciata da un’adeguata rappresentanza politica e partecipazione democratica non è necessariamente sbagliata, anzi può essere un sistema di governo accettabile e positivo. Ciò nonostante, nel caso non si bilanciassero adeguatamente questi strumenti, il pericolo estremo potrebbe essere quello di ritrovarsi in un mondo distopico, parola che deriva dal greco “dys-“, che significa “mancanza” o “difficoltà”, e “topos”, che significa “luogo”. Insieme, formano la parola “dystopia”, che significa letteralmente “luogo di mancanza”.

Il termine “distopico” si riferisce ad un’ambientazione, un’idea o un racconto che rappresenta un futuro o un mondo immaginario in cui la vita è estremamente difficile, opprimente, sgradevole o spaventosa. A differenza di una “utopia”, che rappresenta un mondo ideale o perfetto, una distopia rappresenta una società che è caratterizzata dalla disuguaglianza, dalla repressione, dalla povertà, dalla violenza, dalla discriminazione, dal controllo autoritario e da altre forme di oppressione e sofferenza.

Le storie distopiche, proprio come quelle che ci ha presentato Gibson nei suoi testi, spesso riflettono le preoccupazioni sociali, politiche o tecnologiche del presente e possono servire come una sorta di avvertimento contro i pericoli di alcune tendenze attuali o future. Molte delle sue storie distopiche si concentrano sulla tecnologia, sul controllo governativo, sulla disuguaglianza economica, sullo strapotere delle multinazionali, sulle catastrofi ambientali e sulle guerre globali.

a cura di Ezio Bellini

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Tema: Tecnologia e Società
Anno: 2023
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