Visita agli stabilimenti ALTEC Torino il 5 marzo 2025

Riceviamo e pubblichiamo la relazione della Visita agli stabilimenti ALTEC Torino,  alla quale ha partecipato il nostro Socio Consigliere Zaverio Lazzero, redattore di questo articolo.

Visita agli stabilimenti ALTEC – Torino

Mercoledì 5 Marzo sono stato invitato dall’associazione CAReGIVER a partecipare a una visita organizzata presso gli stabilimenti di ALTEC a Torino.

All’evento era presente anche l’ing. Stefano Re Fiorentin, già nostro socio CDT,  che con l’ing. Renzo Porro, Presidente dell’associazione, mi hanno accompagnato nella visita.

L’incontro ha permesso di scoprire le attività in ambito spaziale che l’azienda sta sviluppando per conto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), in collaborazione con la NASA. La visita è stata guidata dalla dottoressa Laura Ferrero (Head of Business Development and Sales), che con grande competenza, chiarezza ed empatia ha presentato i vari progetti in corso.

Il percorso è iniziato con l’osservazione del modellino della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), sospeso sopra i visitatori e affiancato da una riproduzione in scala di un astronauta in attività extraveicolare, che permette di apprezzarne le dimensioni e la struttura. Particolare attenzione è stata dedicata alla Cupola, il modulo con finestre orientata verso la Terra, che dal 2010 offre agli astronauti una straordinaria visuale sia del nostro pianeta che dello spazio circostante. Il modulo è stato lanciato l’8 febbraio 2010 con la missione STS-130, insieme al Nodo-3 Tranquility, e reso operativo il 17 febbraio, dopo le attività extraveicolari dell’equipaggio.

In un altro edificio, abbiamo potuto osservare da vicino e accedere all’interno di una riproduzione del modulo Columbus dell’ESA. Qui, tra gli altri dettagli della vita a bordo, ci è stata mostrata una delle piccole cabine in cui gli astronauti possono dormire, garantendosi un minimo di privacy, un lusso non scontato negli spazi ristretti della ISS.

Un elemento particolarmente interessante, esposto accanto al modulo della Stazione, è un modello in legno e plexiglas risalente all’epoca in cui non esisteva ancora la modellazione 3D. Questo mockup di simulazione veniva utilizzato per verificare la possibilità di ospitare astronauti di ritorno da missioni di emergenza, persino in caso di rientro con un ferito a bordo.

Oltre alle attuali apparecchiature spaziali, è presente una vasta collezione di cimeli storici, dagli strumenti di bordo ai dispositivi che hanno segnato l’evoluzione dell’esplorazione spaziale. Tra questi, spicca il celebre “satellite al guinzaglio”, protagonista di numerosi test e difficoltà tecniche nel corso della sua sperimentazione.

La visita è poi proseguita nel laboratorio “marziano”, dove vengono simulate le condizioni al suolo del pianeta rosso per testare le soluzioni tecnologiche adottate a bordo dei rover per l’esplorazione dello stesso. L’obiettivo è garantire il corretto funzionamento delle apparecchiature che esploreranno la superficie marziana e preleveranno campioni da oltre due metri di profondità, al di sotto dello strato di terreno ormai reso inerte dalle radiazioni cosmiche. In quest’area, per motivi di riservatezza, non è stato possibile scattare fotografie, ma le informazioni disponibili in rete ne offrono una valida panoramica.

Nello stesso laboratorio si sperimenta anche la comunicazione con i rover, tenendo conto del ritardo di circa 20 minuti dovuto alla distanza tra Marte e la Terra. Sebbene questi veicoli siano dotati di algoritmi di intelligenza artificiale per la navigazione autonoma, la supervisione umana resta ancora fondamentale.

A conclusione della visita, ci è stato mostrato il nuovo centro di collegamento con la Stazione Spaziale Internazionale, una control room di ultima generazione da cui i tecnici monitorano le attività degli astronauti a bordo della ISS e possono interagire con loro in tempo reale.

Nella sessione di domande finali, non poteva mancare un grande classico: L’uomo è davvero andato sulla Luna? E perché non si è più tornati? La nostra ospite ha risposto con calma e precisione, fornendo due informazioni particolarmente interessanti.

La prima riguarda la regolite lunare, ovvero il materiale raccolto dalle missioni Apollo, la cui composizione è unica e diversa da qualsiasi altra sostanza presente sulla Terra. La regolite lunare si è formata in miliardi di anni di impatti con meteoriti e micrometeoriti, in assenza di atmosfera o fenomeni erosivi causati da acqua e vento. Al contrario, la regolite terrestre è il risultato dell’azione erosiva di agenti atmosferici e processi chimici, e contiene anche materia organica derivante dalla decomposizione di organismi viventi.

La seconda risposta riguarda il mancato ritorno sulla Luna: negli anni ’60 le previsioni meteorologiche spaziali erano ancora poco avanzate, il che paradossalmente rendeva “più semplice” prendere la decisione di far atterrare un uomo sulla superficie lunare. Oggi, invece, finché non saranno garantite tutte le condizioni di sicurezza, la presenza umana sulla Luna resta in attesa, mentre compiti sempre più complessi vengono affidati a strumentazioni sempre più sofisticate.

Relazione a cura del nostro Socio Consigliere Zaverio Lazzero.

Menu